Nel caso in cui non si riuscisse a curare l'iperplasia prostatica benigna con la terapia farmacologica, diventa necessario il ricorso alla chirurgia che è costituita da nuove tecniche più sicure ed efficienti degli interventi svolti precedentemente sul tavolo operatorio. La soluzione più utilizzata oggi è la TULEP, acronimo di prostatectomia transuretrale mediante laser al tullio, che consiste in un procedimento endoscopico, cioè non invasivo in quanto non implica l'incisione esterna della cute, di inserimento dello strumento chirurgico attraverso il pene.
L'adozione del laser permette importanti vantaggi per la salute del paziente come la minor quantità di sangue perduto durante l'intervento e la riduzione del tempo di degenza ospedaliera.
Il risultato è un decisivo miglioramento della qualità della vita dei malati che così possono sperare di evitare i pericolosi e spiacevoli rischi di impotenza o incontinenza.
Un’altra possibilità offerta dalla tecnologia laser è la Vaporizzazione fotoselettiva della prostata con laser a luce verde (PVP) che permette, come la TULEP, una minore quantità di sanguinamento, una degenza ospedaliera minima - di solito non si superano le 24 ore - tempi di recupero molto più rapidi e miglioramenti dei sintomi urinari evidenti fin da subito. Questa nuova pratica chirurgica, chiamata anche Greenlight e messa a punto negli Stati Uniti una decina di anni fa, diminuisce drasticamente i tempi delle liste di attesa negli ospedali, riducendo i giorni di convalescenza e lo stress per il paziente con minori costi anche per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).