Ogni anno milioni di bambini in tutto il mondo lo aspettano con ansia. Santa Claus, Babbo Natale, Père Noël: in tutte le lingue del mondo c’è un modo per definire colui che nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, su una slitta trainata dalle renne, dalla fredda e bianca Lapponia porta i doni ai più piccoli. Con la barba bianca, il vestito e il cappello rosso e quell’aria da nonno affettuoso Babbo Natale deve le sue origini, contrariamente a quanto comunemente si pensa, al mondo greco antico. In principio Santa Claus era san Nicola, vescovo di Mira, città romana dell’Asia Minore. A lungo perseguitato per la sua fede religiosa, solo con l’editto di Costantino del 313 d.C. finì di scontare la sua condanna in prigione per la sua strenua difesa del cristianesimo e morì santo e famoso in tutta la cristianità, grazie alla grande quantità di miracoli attribuitagli, il 6 dicembre di un anno imprecisato del IV Secolo. Nessuna delle immagini dell’epoca però sembra essere vagamente affine all’aspetto attuale di Babbo Natale. Quindi a cosa si deve la silhouette un po’ pingue di Santa Claus? E soprattutto perché da santo venerato come patrono in tante città è diventato anche protettore dei bambini e dispensatore di doni?
Secondo Gerry Bowler, autore di un libro sulla figura di Babbo Natale, l’origine di Santa Claus va ricercata in due leggende europee diffuse sul finire del 1200. La prima vuole san Nicola salvatore di tre giovani ragazze che stavano finendo vittime della prostituzione perché il padre non poteva offrire loro una dote. Il santo diede in segreto tre sacchi d’oro all’uomo, garantendogli il necessario per far sposare bene le proprie figlie. La seconda narra di un locandiere che uccise tre giovani, li fece a pezzi e li diede in pasto ai suoi avventori. San Nicola, giunto alla locanda, non solo scoprì il delitto ma resuscitò le vittime, consacrandolo come difensore dei ragazzi.
Il fatto che un santo mediterraneo sia diventato un simbolo del mondo nordico non deve sorprendere perché sin dall’antichità nei riti pagani del mondo germanico-scandinavo esistevano dei o divinità capici di volare e con la funzione di proteggere i più piccoli. Quello che stravolse una tradizione ormai diffusa da secoli fu la riforma protestante che a partire dal Cinquecento abolì il culto dei santi in gran parte dell’Europa del Nord. Chi poteva portare allora i doni ai bambini? Ecco quindi propendere per Gesù Bambino, altro nome con cui si definisce Babbo Natale, e spostare la data della consegna dei regali dal 6 dicembre al 25, giorno della nascita del figlio di Dio.
La diffusione della tradizione natalizia di San Nicola nelle terre del Nord America consacrò definitivamente Babbo Natale con le fattezze tipiche dell’immaginario universale collettivo. Un libretto anonimo di inizio 1800 The Children’s Friend descrive per la prima volta Santa Claus come colui che porta i doni a Natale, non ha connotazioni religiose, punisce i bambini cattivi e si muove su un carro trainato da una renna sola. In A Visit from St. Nicholas, scritto nel 1822 da Clement Clark Moore, le renne diventano otto e il carro si tramuta in una slitta. E’ la consacrazione definitiva che si concretizza ancor più sul finire del secolo quando Thomas Nast, disegnatore e vignettista, ritrae Babbo Natale come un anziano pingue, vestito di rosso, che a cavallo di una slitta trainata da renne porta i doni ai bambini buoni.