I dati di una ricerca internazionale senza precedenti, svolta lungo 18 chilometri di costa italiana svelano un fenomeno allarmante. Sulle spiagge del nostro Paese, ogni due passi, s’incontra un rifiuto che per il 91% delle volte è composto di materiali plastici. Continuare a dire che la plastica non sta inquinando drammaticamente i nostri mari non è più possibile. Sarà anche per questo che una start up inglese ha avuto un’idea quasi geniale: utilizzare un packaging non inquinante per contenere l’acqua che ogni giorno beviamo. Quindi addio alla plastica ma sostituita con cosa? Con un materiale commestibile, biodegradabile, di forma sferica, derivato dalle alghe, di nome Ooho.
L’innovativa proposta arriva dai due fondatori di Skipping Rocks Lab, Rodrigo Garcia Gonzalez e Pierre Paslier, che a Londra hanno dato vita a una start up in grado di studiare soluzioni alternative per il confezionamento e l’imballaggio dei prodotti. Così è nato Ooho, il primo contenitore realizzato dai due giovani ingegneri che permette di incapsulare acqua o succhi di frutta in piccole bolle dalla membrana sottile, flessibile, incolore e totalmente biodegradabile in 4-6 settimane. Dopo la fase di crowfunding, che ha consentito a Rodrigo Garcia Gonzalez e Pierre Paslier di sviluppare una macchina capace di velocizzare la produzione, è previsto lo sbarco sul mercato nel 2018.
L’idea che si nasconde dietro questo innovativo modo di bere l’acqua - tramite sacchettini morbidi e non più con bottiglie di plastica - ha il duplice obiettivo di ridurre il quantitativo di rifiuti plastici presenti sul nostro pianeta, creando un nuovo modo di consumo molto più vicino alle abitudini quotidiane di oggi, e di abbattere i costi della produzione delle bottigliette, non più sostenibili per l’ambiente. Per realizzare una bottiglia di plastica da un litro infatti sono necessari fino a 7 litri di acqua e 200 grammi di petrolio mentre per smaltirla servono 700 anni, una cifra altissima per un oggetto utilizzato circa 5 minuti.